Finalmente una Big Bench dietro casa anche per me…
La Big Bench n°398 si trova alla Badia di Dulzago, nel comune di Bellinzago (No).

Luogo ameno, tranquillo, dove passo spesso al rientra dai giretti in moto sviluppati in direzione laghi. Mi piace soprattutto in primavera, dove a marzo si circonda del giallo della colza e ad aprile e maggio, del mare a quadretti delle risaie appena allagate, che riflettono la bellezza della Badia.



I promotori hanno messo ben due postazioni per foto, selfie ecc…

Si può parcheggiare di fronte all’Azienda Agricola Apostolo Franco, dove si timbra il passaporto dedicato e da lì 200 metri facili per raggiungerla.



Appena e/o finché le temperature lo consentono, inforco il mezzo e parto per nuove panche da esplorare.
11° alle ore 11 dell’11/11 sono l’allineamento perfetto per mettere in moto in direzione Monferrato. Cerrina e Murisengo mi aspettano.
Dopo un’oretta eccomi appollaiato su esse, inframezzato da un ottimo pranzo al Ristorante Italia di Cerrina, dove ho timbrato per l’omonima panchina, che fa pure rima…
Mi è piaciuto molto il colore di entrambe, particolare quello di Cerrina: quel nocciola col turchese sta veramente bene. Bella location che guarda verso il paese e la vallata; a sinistra riconosco la sagoma del mio Monte Rosa.
Murisengo: bel colore anche qui, ma più isolata, più tranquilla e bell’atmosfera regalata dal sole ormai basso e dalla silhouette delle colline, ma soprattutto dai caldi colori autunnali delle ultime foglie di vite che non vogliono arrendersi alla cupa stagione. Molto simpatica la signora dell’Azienda Vitivinicola Cerrano dove ho timbrato il passaporto. Purtroppo non ho potuto riportare a casa con me del buon Bacco causa borse piene. Sarà per la prossima volta…
Diario semironico e politically incorrect scritto da Laura con qualche mia incursione…
10 giugno
Ultimo giorno! Ci dobbiamo inventare cosa fare ma neanche tanto.
Iniziamo con il museo fallologico. Fondato nel 1974 da Sigurdur Hjartarson, professore di storia in pensione, il museo raccoglie apparati genitali maschili, disseccati o conservati in formaldeide.
All’80% è un museo di storia naturale. Dettagliato nelle spiegazioni e nelle illustrazioni, espone miriadi di cilindri, cilindretti e cilindroni di vetro contenenti i più svariati e curiosi falli di ogni specie animale.
Per il 20% curiosità e aneddoti. Pezzo forte del museo, i calchi in argento dei pisellini dei giocatori della squadra nazionale di pallamano, medaglia d’argento (appunto) alle Olimpiadi di Pechino 2008.
Usciamo e ci incamminiamo verso il museo Perlan. Dal centro sono circa 3 km a piedi di una piacevolissima passeggiata.
Aperto nel 1991 è un viaggio nella natura, storia e geologia islandese.

Poche parole per un posto fantastico.
What else?
Rientriamo soddisfatti e ci concediamo l’ultima cena in un ristorantino dove un simil Sinner ci diletta al pianoforte.
11 giugno
Che dire di questa giornata?
L’aereo ci aspetta, ci porta a un’altra pioggia in questo giugno insolito.
Salutiamo la nostra fida Dacia Duster, rapporto qualità/prezzo solo positivo.
E salutiamo l’Islanda con la sua bellezza, la sua durezza, la sua impeccabile organizzazione. Ci ha ricordato che la natura vince sempre e che ci dobbiamo piegare a lei, rispettandola, sempre.
Ci vorrei tornare, non subito, vediamo.

Diario semironico e politically incorrect scritto da Laura con qualche mia incursione…
9 giugno.
Prima di lasciare l’Overlook Hotel islandese, non posso esimermi dal non dare una mia opinione per migliorare la permanenza degli ospiti. Dopotutto è stato espressamente richiesto. Un invito a nozze per me!
Si riparte verso il sud, durante la strada incontriamo l’apprezzato cartello della piscina riscaldata.

Ci fermiamo subito per entrare tra le fronde e trovare una Krosslaug, ossia una pozza con acqua geotermale !
Spettacolo! Una famiglia di olandesi sta concludendo il loro puccio. È invitante! Max tituba ma lo convinco a indossare il costume, nonostante non fossero trascorse ancora tre ore dalla colazione. Quando potrà capitare ancora una cosa del genere. Io me ne guardo bene dallo spogliarmi, la giornata è più mite e soleggiata (ben 12°c) ma non sfidiamo la fortuna, la bronchite è a un passo! Entro solo con le gambe. I 42 gradi sono impegnativi per il primo minuto, ma aiutano a riscaldarci ben bene per quando si esce. Hai un po’ di autonomia prima di congelarti nuovamente. Le indicazioni non vietano, ma ti suggeriscono di non fare il bagno, la qualità dell’acqua non è controllata e il viscidino che sento sotto i piedi lo conferma…

Proseguiamo lungo questa valle incantata fino ad abbandonarla per incontrare uno scenario più aspro che ci pone davanti ad uno dei tanti bivi della vita…

Ogni tre per due dobbiamo fermarci ! Una delle citazioni preferite da Max, molto veritiera, è tratta da “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”: “Se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso. In macchina sei sempre in un abitacolo; ci sei abituato e non ti rendi conto che tutto quello che vedi da quel finestrino non è che una dose supplementare di tv. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noiosissimo dentro una cornice. In moto la cornice non c’è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei più uno spettatore, sei nella scena, e la sensazione di presenza è travolgente.”
Ecco, il paesaggio non è certamente noioso anzi, è talmente magnifico che abbiamo necessità di farci travolgere da esso, che ci riempia e ci entri nell’anima come il vento ed il freddo ci entrano nelle ossa. Quindi fermiamo il mezzo, scendiamo ed assaporiamo queste incredibili sensazioni.



La tappa successiva è il Kerið crater, vulcano spento che si è trasformato in placido laghetto. Si può percorrerlo costeggiando la riva o camminando lungo il bordo sulla cima. Nonostante i turisti è rilassante e ci prendiamo il nostro tempo per girarlo in lungo e in largo.
E rieccoci tornati a Reykjavík allo stesso hotel. Lasciamo l’auto al solito comodo parcheggio, per riprenderla due giorni dopo. Cenato, ci aspetta una pacifica camminata nel centro della città e sul lungo mare. Si fa tardi ma non ce ne accorgiamo, il sole a queste latitudini non ha voglia di andare a dormire!



Diario semironico e politically incorrect scritto da Laura con qualche mia incursione…
08 giugno
E’ ora di ridiscendere un po’, il tempo di permanenza sull’isola si assottiglia. Non ripercorriamo la strada dell’andata, sono salva dal dover ripercorrere il tunnel! Ripartiamo da Patatrac risalendo verso nord per esplorare un altro fiordo. Il cielo è plumbeo e dona una certà gravità agli scenari maestosi che ci troviamo davanti.

Nei tratti in riva al mare, avi e fauna, sono gli unici esseri viventi che incontriamo…



Ricominciamo a salire per scollinare il fiordo. Sulla cima, un monumento realizzato dagli operai che negli anni ’50 hanno costruito questa strada, lo Steinwatcher.

Proseguiamo in direzione sud, ripercorrendo per un certo tratto la strada dell’andata fino a Budardalur, dove lasciamo la costa e gli amati fiordi per immergerci nelle valli interne.
Prima tappa, Terme di Krauma e l’annesso giardino botanico. Non è difficile individuare la location, da lontano si vede una nuvola di vapore. L’intenzione non è di entrare per un bagno bollente. Da fuori vediamo la solita vasca circolare strapiena di turisti attempati che se la godono. Ma la cosa più interessante è un piccolo canale attiguo dove scorre l’acqua termale. Il cartello giallo è intimidatorio, attenzione, acqua a 100 gradi. Il vapore infernale che sprigiona sicuramente non invoglia a saggiare la temperatura dell’acqua, ma non si sa mai.
Il giardino botanico è visitabile solo se si consuma qualcosa al baretto. Sono le due del pomeriggio e abbiamo appena pranzato, quindi passiamo. Mi riservo di visitarlo la prossima volta.
Ripartiamo alla volta delle vicine cascate di Barnafoss e di Hraunfossar. La vallata è spettacolare e sullo sfondo si staglia la sagoma del Langjokull.

Parcheggiamo, gratuitamente. Le cascate sono raggiungibili tramite sentieri perfetti. La seconda vince come bellezza e maestosità. Non altissima ma estesa in larghezza; la caratteristica è che esce dal sottosuolo, dalla nera terra lavica. Merita.
La serata incalza e decidiamo di fermarci in un hotel aperto da poco. Stafholt. Il proprietario è un simil Biden in tutto e per tutto. In camera c’è un odore strano, colpa sicuramente della colla e della vernice dei mobili nuovi di zecca. Ma è pulitissimo e un paio di cioccolatini sono lì che ci aspettano sui cuscini. Odore presto dimenticato! Sul davanzale troviamo un foglio del gestore/proprietario che si scusa in anticipo per eventuali mancanze o disagi nella struttura e invita a dare suggerimenti.
Ora di cena! Il menu della serata non è molto vario, prevede una zuppa. Stop. Non abbiamo molte alternative, fuori dalla finestra non riusciamo a vedere altro che lava, ciuffi d’erba e montagne. La scelta obbligata comunque è stata buona. Musica lounge, pochi ospiti e soprattutto silenzio, impagabile!







