USA OtR – 3000 miglia nel West – “Get your kicks on Route 66 !”

14° ed ultimo giorno 😦

Siamo ormai all’epilogo del nostro viaggio.

Al contrario del solito, la tristezza per il ritorno a casa non ha ancora preso il sopravvento, abbiamo ancora da divertirci lungo la mitica Route 66.

Ed iniziamo facendoci l’ultima abbuffata di donuts !

Quindi un pò di gasolina per non rischiare di arrivare proprio asciutti alla riconsegna dell’auto e si parte seguendo la 66 che nel primo tratto di questa tappa in realtà ha le sembianze della I-40.

Entriamo in Williams e lasciamo l’auto nel centro della piccola cittadina; passeggiando per le vie, si respira in ogni angolo il profumo del mito, dell’epoca di un passato dorato che forse non tornerà più. Ogni insegna, ogni negozio o indicazione stradale è volto a ricordare l’importanza, il significato che ha la strada madre per gli americani e non solo…

Certo, per noi italiani ed europei in genere,  è un pò strano leggere sulla guida che si recupera al Visitors Center, la classificazione di “storici” data ad edifici che hanno non più di un centinaio d’anni. Ma la storia americana è ancora molto giovane e quindi ci può stare.

Vagando qua e là, sembra di esser dentro film o serie tv che abbiamo visto con passione negli anni della nostra adolescenza, soprattutto quando ci si imbatte in auto d’epoca di un certo fascino.

Visitiamo i negozi ricchi di gadgets e visto anche le modiche cifre degli articoli proposti, facciamo incetta di cappellini e magliette da portare agli amici.

Al di fuori, richiami a personaggi famosi ed idoli immortali…

Continuando nella scoperta di Williams, veniamo attirati da urla, grida di eccitazione e divertimento.

Scopriamo così una simpatica attrazione che costituita da una sorta di seggiovia che, portata a ritroso ad un’estremità della fune posta ad una certa altezza in cima ad un palo, viene poi fatta scendere ad una discreta velocità fino all’inchiodata finale a pochi passi da terra.

Decidiamo di provare il giochino e saliamo sui sedili di un auto rombante che ci porta ad una trentina di metri di altezza sopra il parcheggio e la strada sottostante…

Devo ammettere che una volta in cima, esser legato al sedile con una sola cintura tipo quelle degli aerei, non è una bella sensazione e le vertigini si fanno un pò sentire… 😳

L’auto inizia a rombare e con una sgommata parte in picchiata verso il basso. Dopo pochi secondi una sonora inchiodata ci evita di schiantarci contro quel che sembra una rete protettiva 😕

Alla fine è stato divertente, ma lassù non ero troppo convinto. 😀

Rientriamo sulla Interstate e proseguiamo fino a quando, poche miglia prima di Seligman, le indicazioni ci riportano sulla Historic 66. Non ci fermiamo ma attraversandola lentamente possiamo ammirare anche qui le medesime auto e moto storiche parcheggiate fuori da markets che propongono articoli in tema per tutti i gusti.

Dopo un interminabile rettilineo lungo circa una ventina di miglia, arriviamo a Peach Springs ma il piccolo paesello non ci sembra esser attraente come i due precedenti e quindi tiriamo dritti fino ad un altro luogo mitico : Hackberry !

Questo “General Store” come recita la gloriosa insegna, è praticamente un museo a cielo aperto, ricco di cimeli relativi alla Route 66: libri, mappe, segnali stradali ed auto storiche che fanno orgogliosamente mostra di sè davanti e dietro il famoso locale.

Se già a Williams sentivamo il profumo del mito 66, qui ci siamo dentro completamente; un vero e proprio tuffo nel secolo passato. Ogni singolo metro di questa storica stazione di servizio attira la nostra attenzione, non solo i magnifici esemplari a quattro ruote che fanno bella mostra di sè di fronte all’ingresso principale come la splendida Corvette Rossa.

Sul retro, altri reperti d’epoca reclamano la nostra attenzione…

Viene voglia di rovistare tra la vecchia ferraglia raccolta qui, chissà quante storie hanno da raccontare tutti gli oggetti, i carri, le auto che giacciono in questo cortile.

Il tempo è sempre tiranno e dopo un’oretta trascorsa entusiasticamente ad indicare l’un l’altro cose da vedere e fotografare, riprendiamo il nostro “anonimo” mezzo per proseguire in direzione di Kingman.

Quando vi arriviamo l’ora di pranzo è passata ed i morsi della fame si fanno sentire; parcheggiata l’auto all’ombra di uno dei pochi alberi rimasti liberi, andiamo subito a pranzare da Mr. D’z .

Il mondo è piccolo anche al di qua dell’oceano e chi incontriamo all’interno del locare ? La famigliola francese compagna d’avventura del volo sul Grand Canyon !

Terminato il lauto pasto, usciamo per fare una camminata lungo le vie della città. C’è solo un problema: ci sono oltre 40°c e come era già accaduto anche a Page, si sentono tutti ! Cerchiamo di sfruttare ogni metro d’ombra ma non ne incontriamo molta.

Dopo un giro abbastanza superficiale ed un’occhiata al deposito dei veicoli sequestrati dal FBI, decidiamo che ne abbiamo abbastanza e guadagniamo l’auto dove appena saliti imploriamo il climatizzatore di rinfrescarci il prima possibile ! E meno male che avevamo parcheggiato all’ombra !

Salutiamo Mr.D’z e partiamo in direzione Las Vegas, abbandonando per sempre la Route 66.

Man mano che saliamo in direzione nord verso la città del peccato, la temperatura continua a salire. Certo, nel fresco dell’abitacolo ora stiamo bene, ma dobbiamo fermarci per un’ultima sosta alla diga Hoover, sul confine tra Arizona e Nevada.

L’impatto visivo è notevole. Alta oltre 200 metri, quando fu completata era il più grande impianto di produzione di energia elettrica degli Stati Uniti.

Impressionante anche il buco dello scolmatore che perfora la montagna dando l’impressione di una discesa diretta verso gli inferi.

Il caldo è veramente opprimente e forse anche noi cominciamo ad essere un pò stanchi e non riusciamo più a sopportarlo. Ripresa l’auto, saliamo solo qualche minuto su un promontorio panoramico con vista sul lago Mead per poi proseguire verso Las Vegas.

Vi arriviamo poco prima del tramonto e stavolta non dobbiamo più entrare nel cuore della città come 8 giorni fa; soggiorneremo al Luxor ed arrivando da sud è una delle prime uscite che incontriamo e che ci immette in una traversa subito alle spalle dell’hotel dove è situato l’enorme parcheggio.

Dalla camera vediamo l’aeroporto e l’incessante decollo di aerei sembra lì a ricordarci che a breve toccherà pure a noi, che siamo veramente alla fine dell’avventura on the road.

La sera lasciamo l’hotel per una nuova rapida passeggiata lungo la Strip. L’indomani dobbiamo alzarci alle 5 e quindi ci ripromettiamo di non fare le ore piccole…

Certamente il Luxor è più caratteristico del Bally’s dove avevamo soggiornato settimana scorsa e quindi appena usciti dalla camera perdiamo già tempo a curiosare in tutto quello in cui ci imbattiamo.

Proseguendo incontriamo l’Excalibur e poi il New York con le sue spettacolari montagne russe…

Nonostante il forte vento caldo che fa sembrare di esser investiti dal getto di un phon gigantesco, passando su uno dei tanti ponti pedonali, ci soffermiamo ad osservare il chiassoso ma disciplinato traffico serale…

Raggiungiamo il Bellagio per assistere ancora una volta allo spettacolo delle fontane ma la musica non è entusiasmante come il Viva Las Vegas di Elvis che ci aveva esaltato la prima sera che eravamo stati qui.

Ripieghiamo sulla battaglia tra Sirene e Pirati del Treasure Island. Uno vero e proprio spettacolo teatrale che si può ammirare dalla strada. Gli effetti speciali delle cannonate, che nulla hanno da invidiare a quelle dei film, accompagnano l’inabissarsi della nave nelle oscure acque del bacino di fronte all’hotel, mentre i pirati, nuotando sott’acqua dopo aver già cantato e ballato, vanno ad abbordare la nave delle bellissime sirene. Veramente da non perdere !

Mentre torniamo verso le rive del Nilo, la luna ormai prossima al plenilunio, si accosta al piccolo Empire State Building, quasi a richiamare un nuovo Kong a spingersi fin là in cima… ma sono esausto e mi vedo costretto declinare  questo invito 😀

Dopo una manciata di ore di sonno, ci svegliamo per raggiungere in tempo utile l’aeroporto.

Doveroso concedere l’ultimo scatto alla nostra compagna di viaggio, che per 3000 miglia ci ha portato a spasso per questo indimenticabile viaggio, senza batter ciglio nemmeno quanto la portavo su percorsi certamente ad essa poco consoni.

Essendo gli unici sull’aereo ad occupare due posti su una fila di tre, l’hostess ci fa notare quanto siamo fortunati: è vero, non solo per questo ovviamente, ma soprattutto per aver coronato un altro sogno.

Arrivederci America…

9 thoughts on “USA OtR – 3000 miglia nel West – “Get your kicks on Route 66 !”

  1. Un sogno coronato veramente alla grande!!! Bellissimo tutto, il racconto, le foto, le vostre descrizioni, l’aver fatto modo che il lettore potesse entrare nel sogno, anche se “sognando”!!!
    Un salutone, Pat

  2. Sì, Tina, devi andarci !
    E’ un mondo a parte…
    Noi siamo più amanti dei parchi, della natura e su LV storcevamo il naso. Invece è stata una piacevole sorpresa !

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