Ecuador – Il Trenino delle Ande

08/08 Trenino delle Ande

E’ il giorno del trenino. Ci alziamo alle 5 per essere alla stazione di Riobamba molto presto : obbiettivo i posti alla destra del treno perché sono quelli “lato precipizio”, quindi i più spettacolari. Le tre carrozze sono piene di turisti ma vi trovano posto anche alcuni locali, altri si caricano delle sedie di casa sulla motrice e siederanno insieme al macchinista, il quale ci informa che viaggeremo ad una velocità di 20/30 km/h e che impiegheremo circa 7 ore per fare 120 km!!!


La ferrovia a volte costeggia la strada, altre si addentra solitaria in mezzo a gole e vallate. E’ molto bello quando attraversiamo piccoli paesi sperduti in mezzo alle montagne : per i bimbi è una festa il passaggio del treno, tutti ci salutano e corrono a fianco dei vagoni.

Qualche anziana donna, vestita nel tradizionale costume colorato, smette per qualche istante di lavorare la terra ed osserva il nostro rumoroso passaggio.
In un paio di questi paesini facciamo la sosta dove si approfitta per fare acquisti alle coloratissime bancarelle predisposte lungo il binario dai locali, piene di ponchi, cappelli, maglioni, borse ma anche di merende tipiche quali banane fritte, latte col mais, frittelle con formaggio, pollo e maiale…

L’ultima tratta del viaggio è la più spettacolare, si va alla Nariz del Diablo : un luogo dimenticato dal Signore dove la ferrovia scende fino in fondo al canyon facendo zig zag, ovvero dove il treno per due volte procede in retromarcia sulla parete della montagna perché qui non esiste alcuno spazio per effettuare una curva.
Questo dovrebbe essere il momento più bello della gita, ma sinceramente a noi è piaciuto di più il resto del viaggio, con l’attraversamento dei piccoli “puebli”, le vallate con le terre coltivate a mano dalle donne soprattutto anziane, il solito incredibile paesaggio che offre la Sierra Andina.

Al ritorno dalla Nariz del Diablo il treno deraglia! Sembra che ciò accada frequentemente ed è dovuto al fatto che mancano molti traversini dei binari, che dicono vengano rubati dai locali per far legna e scaldarsi e più rimpiazzati per via della scarsa manutenzione…

Molto interessante vedere come l’equipaggio rimette il treno sui binari: scavano una buca all’interno della rotaia, vi mettono una grossa pietre che serve per bloccare un pezzo di rotaia piegato, tipo quello per gli scambi e che tengono sempre sul treno, pronta per questa evenienza. Una volta fissato il binario “scambio” a fianco di quello regolare, fanno avanzare il treno molto lentamente e quando le ruote di motrice e vagoni raggiungono la pietra con il pezzo incastrato tra essa ed il binario, magicamente le carrozze ritornano sulla rotaia.

Dopo il divertente fuori programma, raggiungiamo il capolinea ad Alausì, dove Guillermo ci aspetta per portarci ad Ingapirca e quindi a Cuenca dove passeremo la notte. Il viaggio per arrivarci è lungo, la Panamericana per molti tratti è sterrata, inoltre ci troviamo una nebbia fittissima che ci costringe ad avanzare a passo d’uomo. Poco prima del tramonto arriviamo ad Ingapirca, il più importatane sito Inca dell’Ecuador. La luce rossa del sole che sta calando aiuta a creare una certa atmosfera e dona una bella colorazione alle antiche mura ed a tutto ciò che ci circonda.

Gli Inca non distruggevano le costruzioni delle popolazioni che conquistavano ma costruivano i palazzi ad un livello superiore a quelli esistenti, per dimostrare la loro supremazia. E’ così che in questo luogo si conservano sia parti di costruzione Inca, sia della cultura che li ha preceduti, ossia la Canaris. Fortunatamente c’è poca gente, più qualche lama che pascola liberamente sui prati intorno alle rovine. Arriviamo a Cuenca in serata quando oramai è già buio, abbiamo solo il tempo di cenare ed andare a letto, cotti a puntino…

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