USA OtR – 3000 miglia nel West – “Bryce Canyon”

Settimo giorno:

… qualcuno si riposò, noi no e proseguiamo per il nostro fantastico viaggio.

Lasciamo un’assonnata Las Vegas dirigendoci verso nord per prendere l’Interstate 15 che ci porta nello Utah.

Un viaggio lungo più di 300 km per arrivare all’hotel “vicino” al Bryce Canyon, meta di giornata, che ci porta via tutta la mattinata.

Per fortuna si viaggia veloci, con limiti che permettono anche le 80 mph; e felici, con auguri di buona giornata che possono allietare anche i più imbronciati.

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La strada diventa interessante quando si infila nel canyon del Virgin River e per qualche miglio ne segue il letto, snodandosi tra alte pareti rocciose. Un piccolo antipasto di quello che ci aspetta nei prossimi giorni, quando seguendo un percorso ad anello, visiteremo alcuni tra i più grandi parchi del nord america.

Lasciamo la Interstate e svoltando a destra iniziamo a salire verso Brian Head, località sciistica dove abbiamo trovato un hotel libero, a prezzi accessibili, nei “dintorni” del Bryce Canyon, nel we che porta a ferragosto.

L’ameno villaggio è la porta d’ingresso della Dixie National Forest, un’immensa area ricca di pini, pioppi ed abeti rossi.

Dal centro del paese partono diverse seggiovie che ora vediamo in manutenzione così come l’arrivo di qualche pista. Il posto è abbastanza deserto ed pranzo nell’unico locale aperto, ci contiamo in una decina di avventori.

Lasciati i bagagli in albergo, proseguiamo il viaggio in direzione Bryce, non senza qualche piccola apprensione. Laura infatti accusa un pò di mal di testa certamente dovuto all’altitudine. Viaggiamo intorno ed anche per alcune miglia oltre i 3000 metri e gli effetti si fanno sentire.

Non le resta che tener duro, dobbiamo superare il passo a circa 3300 mt e poi dopo il Panguitch lake sarà tutta discesa.

La strada è magnifica, completamente immersa nelle pinete della Dixie. Purtroppo percorrendola troviamo ai lati della carreggiata qualche carcassa di cervo, travolto certamente dalle auto di passaggio. Sono numerosi e ricorrenti i cartelli segnaletici di pericolo per l’attraversamento della fauna locale.

Siamo all’inizio del pomeriggio e non vedo nessun “Deer” nemmeno in lontanza. Mi rammarico un pò ma avrò modo di… rifarmi 🙄

Prima di raggiungere il Parco, attraversiamo il Red Canyon, rosso aperitivo prima di gustarci il piatto forte di giornata.

All’ingresso del Parco ci viene consegnata la solita utilissima mappa e miscelandola coi suggerimenti Routard e degli amici forumisti, decidiamo in quali punti fermarci e quali si possono eventualmente saltare o buttare solo un occhio.

Fatte poche centianaia di metri ci imbattiamo subito in un gruppetto di caprioli ma c’è troppo affollamento per cercare di fotografarli con calma. Proseguiamo verso il parcheggio di Sunset Point dove lasciamo l’auto per iniziare il nostro trail.

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Lo spettacolo ha subito inizio dopo pochi passi fatti lungo il rim,il bordo del canyon…

La mia “piccola Sindrome di Stendhal paesaggistica” comincia a dare i suoi effetti. Non si resta indifferenti davanti ad un panorama del genere.

Lasciamo il bordo al Sunrise Point ed iniziamo a scendere verso il Queen’s Garden, fermandoci spesso ad immortalare questa bizzarria della natura e la fauna che la popola.

Continuiamo la discesa alla scoperta degli angoli più belli e caratteristici del trail ed approdiamo al giardino della regina, Queen’s Garden; bastano poche occhiate intorno per capire il perchè di questo nome

Ci fermiamo qualche minuto ad apprezzarne la magia, nascosti in mezzo a questi giganteschi fiori di pietra.

Poco lontano, numerosi turisti si fermano solo qualche istante per poche foto mordi e fuggi. Tornano dal medesimo sentiero da cui siamo venuti, il torpedone ha concesso loro un’oretta scarsa e li aspetta per portarli probabilmente verso un altro pit stop.

Noi proseguiamo solitari verso il Navajo Trail, vogliamo chiudere il percorso risalendo al Sunset Point che dev’essere giustamente anche il tramonto della nostra passeggiata.

Anche qui Laura non resiste e si produce nei soliti dispetti verso questi monumenti naturali 😀

Giunti al bivio del Navajo Trail,  ci guardiamo ancora indietro con la scusa di prender fiato, prima di intraprendere la parte più dura salendo per Wall Street.

L’ingresso al “muro” ci ricorda molto il Siq di Petra, stessi colori, stessa affascinante atmosfera

Ma al termine di questo corridoio, la magia si spezza osservando la rampa finale per risalire sul Rim ! 😯

Piano piano però si sale ed una volta in cima si rivede la luce, in tutti i sensi ! 😉

Ripresa l’auto, proseguiamo per una ventina di chilometri verso Rainbow Point e finalmente lungo questo tragitto vediamo in tutta tranquillità dei simpatici cerbiatti.

Da Rainbow Point osserviamo il canyon completamente in ombra. Il sole è ormai basso ed illumina vette lontane.

La strada finisce qui e tornando sui nostri passi, ci fermiamo ancora qualche minuto a vedere l’arco di Natural Bridge.

Il ritorno a Brian Head è lungo e decidiamo di fermarci al Visitors Center per consumare un pasto frugale ed acquistare qualche gadgets.

Quando ripartiamo è buio ed appena svoltato da Panguitch per tornare nel cuore della Dixie National Forest e quindi all’hotel, si materializza l’incubo: decine e decine di cervi saltano fuori dalle tenebre del bosco per palesarsi improvvisamente davanti ai nostri fari. 😯

Occhi sbarrati e prudenza ai massimi livelli, cerchiamo insieme alla mia fida navigatrice di individuare anche il minimo movimento a bordo strada per prevenire il peggio.

Questo ritorno sta diventando lunghissimo e ricco di tensione. Alcuni “Deer” pascolano tranquilli sulla carreggiata, altri, al contrario, zampettano impauriti producendosi anche in finte degne del miglior Messi, disorientandoci al massimo sulle azioni da intraprendere.

Col senno di poi, pur attraversando questa magnifica foresta ed ammirando i paesaggi che la circondano, forse valeva la pena di spendere una 50ina di euro in più ed alloggiare almeno a Panguitch se non ancor più vicino al Parco, risparmiandosi un’ora e mezza ed un centinaio di km di viaggio, in un senso e nell’altro. Questo è il consiglio che mi sento di dare a chi dovesse seguire le nostre orme…

Giunti in cima al passo, non incontrando più alcun quadrupede, finalmente ci rilassiamo e scendiamo dall’auto, nonostante i 7°c di temperatura,  per tirare un sospiro di sollievo. Nel buio e nel silenzio di queste immense pinete, speranzosi che orsi e puma abbiano già cenato, ci incantiamo a guardare il cielo stellato ed in particolare a ringraziare la Luna e Venere che hanno vegliato su di noi e soprattutto sugli splendidi, aspiranti suicidi, animali.

14 thoughts on “USA OtR – 3000 miglia nel West – “Bryce Canyon”

  1. Incredible incredible!!!! It is a mix of Grand Canyon, Capadocia and Petra….I can understand your “Síndrome de Stendhal”!…Beautiful!!!!

  2. You mean about “Complejo de Stendhal?” Of course I do! I suffered from it first time I went to Italy…I had 17 years, and we went with the school..Florence was too much!

  3. Caro Max ho riletto il commento che ti ho lasciato su questo post ed inevitabilmente ho sorriso. Quanti timori prima della partenza e poi quando sei lì è tutto più semplice. Persino io, poco sportiva come sono, ho fatto lunghissimi trail e mi sono deliziata guardando da vicino i colori di bryce o i cuniculi di antelope. Che esperienza Max!! La conserverò nel core per tutta la vita. Bacioo 🙂

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