Islanda ’24 – “In balìa degli elementi” – Day 9

Diario semironico e politically incorrect scritto da Laura con qualche mia incursione…

08 giugno

E’ ora di ridiscendere un po’, il tempo di permanenza sull’isola si assottiglia. Non ripercorriamo la strada dell’andata, sono salva dal dover ripercorrere il tunnel! Ripartiamo da Patatrac risalendo verso nord per esplorare un altro fiordo. Il cielo è plumbeo e dona una certà gravità agli scenari maestosi che ci troviamo davanti.

Nei tratti in riva al mare, avi e fauna, sono gli unici esseri viventi che incontriamo…

Ricominciamo a salire per scollinare il fiordo. Sulla cima, un monumento realizzato dagli operai che negli anni ’50 hanno costruito questa strada, lo Steinwatcher.

Proseguiamo in direzione sud, ripercorrendo per un certo tratto la strada dell’andata fino a Budardalur, dove lasciamo la costa e gli amati fiordi per immergerci nelle valli interne.

Prima tappa, Terme di Krauma e l’annesso giardino botanico. Non è difficile individuare la location, da lontano si vede una nuvola di vapore. L’intenzione non è di entrare per un bagno bollente. Da fuori vediamo la solita vasca circolare strapiena di turisti attempati che se la godono. Ma la cosa più interessante è un piccolo canale attiguo dove scorre l’acqua termale. Il cartello giallo è intimidatorio, attenzione, acqua a 100 gradi. Il vapore infernale che sprigiona sicuramente non invoglia a saggiare la temperatura dell’acqua, ma non si sa mai.

Il giardino botanico è visitabile solo se si consuma qualcosa al baretto. Sono le due del pomeriggio e abbiamo appena pranzato, quindi passiamo. Mi riservo di visitarlo la prossima volta.

Ripartiamo alla volta delle vicine cascate di Barnafoss e di Hraunfossar. La vallata è spettacolare e sullo sfondo si staglia la sagoma del Langjokull.

Parcheggiamo, gratuitamente. Le cascate sono raggiungibili tramite sentieri perfetti. La seconda vince come bellezza e maestosità. Non altissima ma estesa in larghezza; la caratteristica è che esce dal sottosuolo, dalla nera terra lavica. Merita.

La serata incalza e decidiamo di fermarci in un hotel aperto da poco. Stafholt. Il proprietario è un simil Biden in tutto e per tutto. In camera c’è un odore strano, colpa sicuramente della colla e della vernice dei mobili nuovi di zecca. Ma è pulitissimo e un paio di cioccolatini sono lì che ci aspettano sui cuscini. Odore presto dimenticato! Sul davanzale troviamo un foglio del gestore/proprietario che si scusa in anticipo per eventuali mancanze o disagi nella struttura e invita a dare suggerimenti.

Ora di cena! Il menu della serata non è molto vario, prevede una zuppa. Stop. Non abbiamo molte alternative, fuori dalla finestra non riusciamo a vedere altro che lava, ciuffi d’erba e montagne. La scelta obbligata comunque è stata buona. Musica lounge, pochi ospiti e soprattutto silenzio, impagabile!

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