Islanda ’24 – “In balìa degli elementi” – Day 7
Diario semironico e politically incorrect scritto da Laura con qualche mia incursione…
06 giugno. Ma…mannaggia, tutte le strutture offrono tè gratis, i biscotti ce li siamo portati da casa, quindi la colazione è salva. Ma lo zucchero? Già il limone latita. Max beve amaro, è abituato con il caffè. Io casualmente avevo preso una bustina in un bar con il solito commento “non si sa mai”. Quindi salvata in extremis! Però No panic, nei bar visitati successivamente ho imposto a Max di “trattenere” la bustina che non usa ed ho provveduto alla scorta…
Ma questi stranieri che preparano uova, pancetta e salsicce di primo mattino… noi gli unici italiani con i biscottini all’aroma di soffritto. E non è proprio salutare aprire la finestra per arieggiare!
Per non perdere l’abitudine partiamo subito con una cascatella: Svöðufoss. Minore rispetto alle altre ma sempre ammaliante. Siamo solo noi due.
Foto di rito e via verso il Saxhóll Crater. Un vulcanetto ormai spento, nero con sfumature rosse. E’ stata costruita una lunga scala di metallo poco ripida che lo abbraccia per circa un quarto. Sulla sommità un bel vento, forte a tal punto che se lanci in aria sassi di lava, se li porta via! Purtroppo, la cima per la Volcano Goddess (iooo!) è una delusione. Mi spiego, mi aspettavo un cratere scuro e profondo, invece ho trovato un bel praticello. Ma vale sempre la pena salire e girarci intorno. Immancabile la meridiana installata nel punto di miglior panorama, con punti cardinali e nomi delle città che trovi “là in fondo”, oltre l’orizzonte.
Dai monti ai mari, ci areniamo sulla spiaggia nera Djúpalónssandur. Vaghiamo a zig-zag senza meta e con il dito pronto allo scatto. Quasi nascosto un laghetto con tanto di cigno e sparsi in giro i resti arrugginiti del relitto della nave Háabet. La nave che trasportava carbone è affondata nel 1948 a causa di una tempesta.


Ho resistito a un souvenir arrugginito, per farne cosa poi, in ogni caso evitiamoci il tetano. Un punto della spiaggia si è prestata per un omaggio al finale de “Il pianeta delle scimmie”.

Ultima meta della giornata il faro di Malarrif. Avendo visitato i colorati fari francesi, questo è un po’ banalotto, ma la passeggiata sugli scogli è sempre piacevole. Proseguiamo verso due spuntoni, la famosa coppia di picchi rocciosi Lóndrangar. Siamo immersi in un paesaggio tipico da “Signore degli anelli” o “Trono di spade”. Speriamo in qualche benevolo puffin, ma neanche questa volta veniamo accontentati.
Comincia a fare brutto, rientriamo nella guest house “senza bicchiere in bagno”. Stasera la pioggia si fa insistente e il vento le fa compagnia. Finiamo in una specie di pub per una cena un po’ troppo fritta. Niente a che vedere con quello della sera prima. Il morale non è altissimo. Al nord nevica, al sud abbiamo completato il programma e c’è poco e niente da visitare. Si instilla in noi anche il malevolo pensiero di rientrare prima. Però primo, perderemmo un sacco di soldi, secondo: non esiste proprio…
Vedere Max così sconfortato mi ha prima intristito, ma poi dato energia. “Dai forza, qualcosa faremo, ci dormiamo sopra e domattina vedrai che la risolviamo.”









AMREF
Associazione Italia Tibet
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LAV
Lega del Filo d’Oro
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