Mototherapy sui Passi Svizzeri

Quando nuvoloni neri si addensano nel cielo dell’anima, non c’è nulla di meglio che inforcare la moto e spazzarli via col vento in faccia.

Quest’anno non ho ancora superato in moto i 2000 metri di quota e mi rendo conto che nemmeno Penelope in questi tre anni che è con me, lo ha fatto.

Mi manca l’alta montagna, la sua frescura, i suoi verdi prati ed i cieli di un azzurro intenso che solo essa regala, mentre la canicola della pianura agostana ce li presenta di un colore sbiadito.

Infilo nelle borse un felpino, la borraccia e l’immancabile Olympus e con Penny fra le gambe mi avvio verso nord, verso le alpi Lepontine che al momento non riesco nemmeno ad intravedere a causa dell’umida foschia padana.

Non ho fretta, non ho orari, ma la voglia di essere raggiungere presto i passi, mi suggerisce di tagliare fuori i centri abitati così da non avere troppi rallentamenti inutili.

Non immaginate chissà quali velocità: anche in autostrada Penelope resta “moto da meditazione” e viaggia serena ai 100/110 km/h ; così dopo le prime colline novaresi e le prime curve dell’Alto Vergante, entro in autostrada a Meina e percorro la A 26 (tratto gratuito) e tutta la superstrada dell’Ossola fino alla fine, poco oltre Domo.

Curvone a sinistra, galleria ed entro in Val Divedro e nel suo bellissimo canyon che mi porta in territorio svizzero salendo verso il Passo del Sempione. Nonostante i numerosi stop per i lavori in corso, la strada resta godibilissima e dopo esserci dondolati in mezzo al canyon, il panorama si apre sui verdi pascoli che contornano il passo.

Un po’ di relax per sgranchirmi le gambe e godermi la frescura e valico il Sempione tra la sua iconica Aquila in pietra e lo storico Ospizio.

La discesa verso Briga sarebbe veloce, senonché vengo nuovamente fermato un paio di volte per i lavori in corso. Una di queste lo fa un’avvenente addetta al traffico con cui scambio due parole nell’attesa che mi lasci ripartire: in Svizzera, precisi come i loro orologi, non importa se dalla parte opposta non arrivi nessuno, ogni tot minuti concedono lo stesso tempo in ogni direzione. Mi chiedo a sto punto se non facciano prima a mettere un semaforo a tempo, ma almeno così impiegano personale (ed anche piacevole… ).

A Briga abbevero un’assetata Penelope e scopro che non è più conveniente come un tempo fare benzina in territorio elvetico, infatti costa come in Italia, al cambio 1,910…

Risalgo la valle del Rodano verso le sue sorgenti dal bellissimo Rhonegletscher, visitato già diverse volte in passato. Questa volta però ad Ulrichen giro verso destra e salgo verso il Passo della Novena (Nufenen Pass).

Inutile dire che la strada è bellissima, asfaltata perfettamente, si lascia percorrere amabilmente nei consoni limiti di velocità del codice svizzero, senza perdere nulla del panorama che offre.

Una volta in cima, parcheggio a fianco di moto degne della compagnia di Penny e mi vado a rifocillare all’unico rifugio sul passo.

Con la pancia piena, alla cassa del locale mi rendo conto una volta di più di quanto cara sia diventata la nostra povera Italia: una bella Schnitzel con patatine fritte, birra e caffé, 25€. Per essere in Svizzera, su un passo a 2500 metri di altitudine, pensavo peggio…

Non mi spiacerebbe schiacciare un pisolo sotto questo bellissimo cielo, ma la bellezza del paesaggio mi cattura e mi risveglia e mi faccio quattro passi nei dintorni per scattare qualche foto.

Quando si sta bene, il tempo vola. Non volendo rientrare col buio e con la probabilità di incontrare i classici temporali pomeridiani, ritorno sui miei passi ripercorrendo la medesima strada in senso inverso.

Pennellando le curve in discesa, l’occhio negli specchietti mi accende il senso artistico e mi fermo dopo un tornante per qualche scatto particolare.

Giù in valle trovo il caldo, oltre i 30 gradi e la fiumana di moto che scendono dal Furka. Gli italiani mi precedono o mi superano verso il Sempione, gli altri proseguono verso il basso vallese e la zona francofona.

In cima al Sempione trovo nuvoloni minacciosi ad aspettarmi per accompagnarmi giù in Italia…

Questa volta i lavori in galleria mi aiutano a trovare un primo riparo per vestirmi ed indossare “l’ombrello”. Proseguo sulle uova ma in dogana sono costretto a fermarmi perché la pioggia è diventata battente. Sotto lo sguardo di un paio di curiosi finanzieri fermo Penelope e la lascio impavida sotto la pioggia mentre io trovo conforto sedendomi ai tavoli dell’unico bar, ahimè chiuso, ma almeno riparato sotto il suo dehor.

Una volta smesso di piovere riparto, ma dopo pochi km devo fermarmi di nuovo: il temporale mi precede ed ha deciso di fare la mia stessa strada, cioè tutta la val d’Ossola fino ai laghi…

Imparata la lezione, lo seguo lentamente, facendo la vecchia strada alla sinistra orografica del Toce, godendomi lo spettacolo di fulmini di fronte a me.

Alle porte di Mergozzo il temporale svanisce e mi immetto in autostrada fino a Meina.

Mentre calano le prime ombre della sera, il sole riesce a fare capolino sotto le nuvole e prima di scomparire dietro le montagne, mi regala un magnifico tramonto a degna conclusione di questa splendida cavalcata.

La Mototherapy ha fatto il suo effetto…

Dimmi cosa ne pensi - Please, leave your thoughts

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.